Innovatorieuropeireggioemilia’s Weblog

febbraio 28, 2008

LA FORZA DI UN SOGNO

Filed under: Uncategorized — innovatorieuropeireggioemilia @ 4:03 PM

Oggi ho intravisto la presentazione di nuovi candidati nelle liste del PD: a Palermo un’operatrice di un call center,  nel Lazio (credo), un’impiegata, e in Piemonte l’operaio della Tyssen Group.

Vorrei che il sogno che noi cittadini stiamo coltivando si avverasse, e che persone come queste non fossero solo strumentali atti di propaganda, per “fare vedere”, e basta la buona volontà dei vertici del nostro Partito.

Queste, come le altre candidature che verranno presentate, nel giro di ormai poche ore, devono avere un peso fondamentale nel cambio non più procrastinabile della classe politica italiana, che da questo punto di vista langue nelle sue bende, come un malato senza speranze.

Risulta difficile parlare per me che ho cercato e cercherò sempre di trovare motivi per credere in questa nuova storia; un mio insegnante alle scuole medie, nel lontano 1972, quello di religione, un giorno ci disse che nei primi dieci anni del duemila noi della nostra generazione avremmo dovuto cominciare seriamente ad occuparci in modo fattivo del governo dell’Italia.

Insolito profeta per quell’uomo di Fede che ha contribuito e non poco alla mia formazione personale anche solo con lezioni di un’ora la settimana.

Ora siamo qui, noi uomini e donne, nati in quegli anni alla vita, alla conoscenza, al lavoro, a cercare di operare affinché, per chi ci crede, questo accada.

Accelerazioni e colpi d’ala dei vertici politici del nostro Partito, che hanno dato risultati importanti, hanno anche però, in parte cassato le aspettative di chi il 14 ottobre scorso è venuto a votare alle primarie; ci avevano detto che le primarie sarebbero state l’unico e vero metodo per formare squadre idonee preposte poi al governo della cosa pubblica; sappiamo tutti che ciò non è accaduto, se non in minimissima parte, ma penso che nonostante tutto sia necessario credere ancora che, quanto sancito dallo Statuto del PD, dovrà “entrare a regime” in tempi brevi, già dalle elezioni che verranno dopo quelle del 13 e 14 aprile prossimi.

Questo tipo di azione va necessariamente perseguito, perché altrimenti ne continueranno a pagare le conseguenze anche i nostri figli.

Parlando con la gente, colgo una sorta di timore, oltre che una stanchezza di continuare a credere che ci siano spazi futuribili, da perseguire tramite il buon uso della Politica. Noi cittadini, eredi delle politica della delega a chi la politica la fa per mestiere, non siamo abituati ad essere investiti da responsabilità come quella di scegliere il nostri candidati e di poterli votare; dobbiamo cambiare testa per avere poi, a buon diritto, la possibilità di chiedere conto a chi ci governa di quello che per noi sta facendo, e non limitarci a considerare nelle più disparate sedi che “ i governi non funzionano, i governanti sono sempre quelli, l’Italia va male….” .

Se è vero che ogni Popolo ha il Governo che si  merita, dandoci la possibilità di sceglierci i nostri rappresentanti, non avremo più scuse, se non avremo fatto le scelte giuste.

Allo stato attuale, se non possiamo aver fatto le scelte che a buon diritto ci spettavano, non possiamo neanche accettare che ci venga detto che non siamo competenti, che non abbiamo esperienza, che ci sarebbero degli oggettivi forti rischi di capacità di governare…

Mi chiedo: ma mentre noi ci formavamo come cittadini, nei modi e nei mondi che frequentavamo, della scuola, del lavoro, della vita, quelli che ci dicono queste cose, che non in pochi vivevano propedeuticamente  a “fare politica”, hanno avuto la capacità nel frattempo di navigare i mari del lavoro, della vita, o sono diventati dei politici e basta? In altre parole, se questi professionisti della politica che, nella loro stragrande maggioranza fanno questo da sempre, dovessero affrontare il mondo del lavoro, sarebbero in grado di espletare le loro nuove funzioni, come la maggioranza dei cittadini italiani?

Noi non ci permettiamo di dire che non sarebbero competenti, non sarebbero capaci di svolgere le loro nuove funzioni, che non hanno esperienza, ma potremmo certamente garantire loro facilitazioni per farli entrare, con il più grande spirito di collaborazione possibile.

Certo posso essere tacciato di “demagogia al contrario”, ma quali armi secondo voi potrei opporre come cittadino alla “demagogia di vertice” che ci viene messa davanti da quelli che un insigne uomo di cultura – cattolico che scriveva sull’Unità -, il mai dimenticato Fortebraccio, chiamava “lor Signori”?

Personalmente credo che come prima cosa dobbiamo parificare, tutti e nessuno escluso, i punti di approccio alla cosa pubblica, altrimenti rischiamo di continuare a giocare in modo improduttivo al “re della montagna”; questo non serve a nessuno e men che meno all’Italia.

Provate a pensare ad una famiglia con figli; solo da ora si comincia a parlare di oggettive pesanti difficoltà nel riuscire a governarla sotto ogni punto di vista; bene, al di là del fatto che per impegni sacri e per consapevole responsabilità e nonostante tutto, sono ancora la stragrande maggioranza le famiglie che stanno insieme, allo stesso modo io credo che dovremmo rimettere insieme la “Famiglia Italia”, con la mutua partecipazione di tutti agli onori ma anche agli oneri se vogliamo che si possa pensare al futuro!

In quel poco che ho esposto credo ci siano motivi per dialogare e discutere, e credo che ci siano insiti i ragionamenti che portano ai programmi dei partiti che concorreranno alle prossime elezioni.

Vorrei pensare che sia fra i vincitori che fra i vinti, nascesse finalmente la volontà di operare dai propri punti di vista, pronti e disposti al dialogo ed alla ricerca dei punti d’incontro, per dare veramente un senso al fatto che sono lì nelle stanze dei bottoni, abbandonando atteggiamenti non raramente falsi, rissosi ed inutili.

Vengo tacciato di romanticismo, di essere un illuso, mi si dice che non cambierà nulla, mai…bene io credo che in questo stia la forza di noi cittadini che operiamo senza nessuna aspettativa per noi stessi in prima istanza; non abbiamo nulla da perdere, e, senza voler sembrare dei puri senza esserlo, continuiamo a “battere il ferro” dei valori che ci uniscono –finalmente-, della voglia di cambiare, non a scapito di qualcuno in particolare, ma per il bene dell’Italia, che abbiamo il dovere di cedere nelle mani dei nostri figli, capace ancora di futuro, e degna di essere vissuta, migliorata, e non solo abbandonata.

Noi vogliamo contare, ognuno secondo le sue capacità, peculiarità, competenze, in modo responsabile e consapevole, perché ci sentiamo in grado di farlo; il resto, il potere fine a se stesso, l’apparenza, la trasmissione “castale” dei diritti a governare, sono cose che non ci interessano.  

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